lunedì 1 novembre 2010

O Livro, l’ultimo romanzo di José Luís Peixoto

di Domenico Condito

Grazie alla segnalazione inviataci dalla nostra amica e collaboratrice portoghese Susete Evaristo, vi proponiamo oggi una recensione de O Livro, l’ultimo romanzo di José Luís Peixoto, considerato dal pubblico e dalla critica uno dei maggiori romanzieri della letteratura portoghese contemporanea.
Il libro, pubblicato da Quetzal Editores, è uscito a settembre.
Grazie, Susete!

L’Autore
José Luís Peixoto, poeta, scrittore e drammaturgo è nato il 4 settembre 1974 a Galveias, nel Distretto di Portalegre – Alto Alentejo (Portogallo). Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere (tedesco e inglese) presso l’Universidade Nova di Lisbona. La sua opera poetica e narrativa è tradotta in numerose lingue ed è oggetto di studio in diverse università nazionali e straniere. Nel 2001, ha ricevuto il Prémio Literário José Saramago con il romanzo Nenhum Olhar, che è stato inserito dal Financial Times nell’elenco dei libri migliori pubblicati in Inghilterra nel 2007, ed è stato anche incluso nel programma Discover Great New Writers delle librerie nordamericane Barnes & Noble. Il suo romanzo Cemitério de Pianos è stato insignito del Prémio Cálamo Otra Mirada, attribuito al miglior romanzo straniero pubblicato in Spagna nel 2007. Nel 2008, ha ricevuto il Prémio de Poesia Daniel Faria con il libro Gaveta de Papéis. I suoi romanzi sono pubblicati in Finlandia, Olanda, Brasile, Stati Uniti, e altri paesi, e sono tradotti in 18 lingue.

In Italia sono stati pubblicati:
Una casa nel buio (Uma Casa na Escuridão), traduzione di V. Russo, introduzione di Luis Sepulveda, La Nuova Frontiera;
Questa Terra ora Crudele (Morreste-me), trad. di G. Lanciani, La Nuova Frontiera;
da dicembre 2010 sarà disponibile:
Cimitero di pianoforti (Cemitério de Pianos), trad. di G. Boni, Einaudi.

O Livro
O Livro, come lo stesso titolo suggerisce, è un romanzo ambizioso, che aspira a essere riconosciuto come il “libro” per eccellenza della letteratura portoghese contemporanea, e ha tutte le caratteristiche necessarie per riuscirci. L’ultima opera di José Luís Peixoto "mette in scena" un ritratto del popolo portoghese, come a nessun altro scrittore contemporaneo era riuscito fino ad ora. Peixoto porta a compimento la difficile impresa ripercorrendo gli ultimi cinquant’anni della storia del Portogallo, e ponendo al centro della sua narrazione la massiccia emigrazione portoghese verso la Francia negli anni sessanta. Un esodo segnato da sacrifici estremi, una lotta per la sopravvivenza che ha simboleggiato, e in qualche modo accompagnato, le più grandi trasformazioni del paese.

L’autore ci cattura fin da subito con l’incipit del libro - «La madre pose il libro nelle mani del figlio» - che ci introduce nello spazio e nel tempo di un mondo rurale, che richiama il villaggio di Galveias, dove Peixoto nacque e trascorse la sua infanzia. Un microcosmo fatto di stradine, canali, fontane, vichi e piccole abitazioni, animato da personaggi come Ilídio, Adelaide, Josué, Cosme, Galopim e la vecchia Lubélia, la cui scelta dei nomi sembra riflettere un particolare tratto stilistico dello scrittore. A questo punto della narrazione non è ancora dato di sapere che O Livro del titolo è molto più di quel “libro” posto dalla madre nelle mani del figlio, e che il “libro” multiforme di Peixoto contiene a sua volta altri libri.

Nella prima parte del romanzo, che si sviluppa per circa 200 pagine, Peixoto, con la perizia di un grande narratore, ci coinvolge all’interno di una trama ben ordita, fino a condurci al fianco di Ilídio e di Cosme, mentre di notte attraversano i campi per raggiungere una Francia sconosciuta, mitica, utopica; o vicino ad Adelaide, esausta, che cerca di raggiungere la Francia viaggiando sopra un camion pieno di uomini, tutti coperti da un telone che puzza di gomma e terra secca. E che dire di Adelaide e Ilídio, un amore mancato che lo scrittore ci porta a seguire passo passo, condividendo con i lettori l’impotenza di non poterli più riavvicinare. O Livro potrebbe terminare qui, dopo averci condotto dal villaggio portoghese, con le sue microstorie, fino in Francia, raccontandoci prima i sacrifici immani compiuti dai protagonisti per raggiungere il paese tanto agognato, e poi la routine di Champigny e Saint-Denis, nel momento in cui gli stessi si misurano con la realtà difficile della vita parigina, che fino a quel momento avevano potuto solo immaginare nei sogni. Tutto ciò poteva già bastare per conferire all’opera di Peixoto lo spessore e la dignità di un grande romanzo, ma a questo punto la narrazione continua prolungando il romanzo della prima parte del libro in quello della seconda. E se nella prima parte prevale la descrizione realistica di quell’universo rurale con il quale Peixoto era entrato strettamente in contatto, nella seconda si parla di Michel Houellebecq, del Voyage au Bout de la Nuit di Celine, di Sylvia Plath e si cita Voltaire in francese. E finalmente scopriamo chi era il narratore che ci aveva raccontato la storia fino a quel momento. E la storia riparte…

O Livro ripercorre la storia recente del Portogallo, gli avvenimenti più importanti degli ultimi decenni. Il tema principale, dicevamo, è quello dell’emigrazione portoghese in Francia negli anni sessanta. Furono migliaia i portoghesi che varcarono i Pirenei alla ricerca di una vita migliore. Gli stessi genitori di Peixoto emigrarono in Francia in quegli anni, per rientrare in patria due anni prima della nascita dello scrittore. Quello dell’emigrazione fu un fenomeno massiccio ed epocale, che segnò il passaggio da una società rurale a una società urbana e cosmopolita. “Non esisteva – afferma Peixoto – un romanzo che trattasse il tema dell’emigrazione portoghese in Francia come io pensavo che dovesse essere trattato. E, bene o male, era necessario farlo”. Ciò che trasforma questo romanzo, centrato sugli avvenimenti del secolo passato, in un’opera assolutamente contemporanea è lo “sguardo” di chi osserva e racconta la storia. Lo scrittore ha scelto come protagonista del romanzo un personaggio con cui potersi identificare, e che nella seconda parte del libro si rivela esserne il narratore rivolgendosi ai lettori in prima persona. Ciò che li accomuna è innanzitutto un fattore anagrafico, entrambi sono nati dopo il 25 aprile 1974, ma anche l’interesse per la letteratura.

Una delle ragioni per cui, secondo Peixoto, non esiste un romanzo come questo, con questa tematica, nella letteratura portoghese, risiede nel fatto che nelle famiglie che hanno vissuto il fenomeno dell’emigrazione in Francia, solo la sua generazione ha conquistato la capacità di “scrivere”. José Luís Peixoto ricorda con orgoglio i suoi nonni, che non sapevano né leggere né scrivere, e i suoi genitori che, come migliaia di altri portoghesi, affrontarono le asprezze dell’emigrazione in Francia e “mai avrebbero immaginato che un giorno il loro figlio si sarebbe guadagnato da vivere scrivendo libri”. "Il protagonista del libro – spiega Peixoto – cerca di capire da dove viene. Apparteniamo entrambi a una generazione che è nata quasi orfana di memoria, e siamo cresciuti sentendo dire che non abbiamo vissuto né la rivoluzione, né la guerra coloniale e neanche l’ondata dell’emigrazione”. Da questo recupero della memoria collettiva, dove sono le storie degli individui a dare forma e spessore all’identità comune, José Luís Peixoto sviluppa forse l’aspetto più coinvolgente e attuale del suo romanzo. Lo scrittore è rimasto molto colpito dalle grandi trasformazioni che ha registrato il Portogallo negli ultimi decenni, e ne analizza le implicazioni più profonde sia a livello della vita individuale che sociale. Esplicito il riferimento, a questo riguardo, alle ricerche di António Barreto, “che – rivela lo scrittore – sono state per me una fonte molto utile”. O Livro, quindi, parte da lontano per approdare al tempo presente, rappresentando sul proscenio della narrazione, attraverso il tema dell’emigrazione, il cambiamento epocale che ha segnato il Portogallo ridefinendone l’identità. Una trasformazione che ha cambiato la vita dello scrittore come quella dei suoi connazionali, e che è possibile ripercorrere nello svolgimento di questo romanzo. “Diciamo così spesso male del nostro paese – dichiara Peixoto - che a volte dimentichiamo che lo sprint del Portogallo negli ultimi 40–50 anni ha determinato, rispetto al passato, differenze abissali nelle condizioni di vita dei portoghesi”.

Come riconosce lo stesso Autore, O Livro rappresenta una novità rispetto alle sue opere precedenti anche per le sue implicazioni politiche. Qual è, in questo senso, l’obiettivo che si propone lo scrittore? José Luís Peixoto risponde a questa domanda senza esitare: “Eroicizzare i portoghesi e il popolo portoghese. O Livro è un romanzo patriottico”.

Un libro epocale, aggiungiamo noi. Una lettura ineludibile per chiunque voglia comprendere il Portogallo dei giorni nostri alla luce della sua storia più recente. Ma la storia dell’emigrazione portoghese richiama, per molti versi, quella sofferta dal nostro paese verso il nord Europa, le Americhe e l’Australia. Una drammatica lotta per la sopravvivenza che si perpetua ancora oggi sulle rotte del Mediterraneo, dove altre popolazioni, in fuga dalla fame e dall’orrore, chiedono all’Italia, all’Europa, e a tutti noi, pane, lavoro e dignità.

2 commenti:

Adriana Grigorescu ha detto...

Questo libro mi era già incuriosita anche se non conoscevo molto bene la trama. Questa sua recensione mi ha incuriosita ancora di più e questo nuovo libro di Peixoto mi ha già conquistata... Lo leggerò senz'altro!

Associazione Culturale Luís de Camões ha detto...

Adriana, sono molto felice di aver contribuito ad avvicinarla a questo "livro"!
Grazie ancora per l'attenzione e l'apprezzamento nei confronti del nostro blog! Se volesse collaborare con noi,inviando qualche scritto o segnalazione, ne saremmo veramente onorati...

Abraço
Domenico

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